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Corno di Cavento

Saluta la tua guerra,
o gente italica, anche
se ti uccide i tuoi più
bei figli, e dille che
è assai meglio, per un
giovine, per un uomo,
se esso debba perire,
di morire in campo
aperto di battaglia,
dinnanzi al nemico
che offende e fugge…

Matilde Serao

La prima ascensione

fu compiuta il 3 settembre 1868 dall’alpinista ed esploratore boemo, tenente Julius von Payer, con Coronna, Griesmayer e Haller. Nella stessa giornata essi effettuarono anche la prima salita nota del Crozzon di Lares e la prima traversata del passo di Lares.

Durante la Grande guerra, con le prime operazioni in alta quota, anche le vette e i ghiacciai finora inaccessibili diventarono prime linee del fronte, venendo perciò fortificate e presidiate stabilmente. Da questo momento anche questa zona diventerà teatro di spaventosi combattimenti.

Dal 21 febbraio con i primi colpi di mina ebbe inizio lo scavo di una galleria in roccia poco sotto la vetta, ad opera di una compagnia Sappeur (zappatori) comandata, dal marzo a fine maggio 1917,
dal capitano Navratil. I lavori di scavo della galleria si protrassero per circa 3 mesi causando numerosi feriti causati da incidenti da mina. Oltre che fungere da sicuro riparo in caso di bombardamento, la galleria venne in seguito trasformata in fortino, con feritoie per mitragliatrici e cannoni rivolte verso il Passo di Cavento e la Vedretta della Lobbia occupati dalle truppe italiane. Alla vigilia dell’attacco italiano la cima del Corno era armata con 2 cannoni da 7.5, con osservatorio e riflettore,
3 bombarde e alcune mitragliatrici.

Il 15 giugno del 1917, dopo un violentissimo bombardamento,
circa 1500 alpini sferrarono l’attacco contro il presidio austriaco (circa 200 uomini) del Corno di Cavento con direzioni di attacco dalla Vedretta di Lares, dalla Cresta Nord e dall’inviolato versante ovest. Una quindicina di difensori rimasero intrappolati nella galleria di vetta e si arresero agli alpini. Molti altri caddero sulla posizione e con loro il comandante Hecht. I superstiti si ritirarono nelle gallerie nel ghiaccio della vedretta di Lares e verso le vicine postazioni sul Monte Folletto.

Dopo la conquista il Corno di Cavento venne presidiato dalla 3° compagnia Volontari alpini comandata dal cap. Luigi Bresciani e successivamente rinforzata della 241° compagnia del battaglione Val Baltea. In breve tempo la cima del Corno venne trasformata in una roccaforte con la costruzione di sentieri attrezzati,
una teleferica e più di una decina di baracche dislocate sul versante nord ovest della montagna, in quanto le ex difese austriache non potevano essere utilizzate perchè completamente esposte al fuoco nemico.

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