Ogni popolo
andava con
una fiaccola
in mano
per le strade
d’Europa.E ora
Jean Jaurès
c’è l’incendio
L’idea
di costituire la Mostra-Museo della Guerra svoltasi sulle montagne dell’Adamello nacque nel lontano settembre 1973.
Quell’anno due alpinisti di Spiazzo, Sergio Collini e Giovanni Pellizzari, in una loro uscita al Carè Alto rinvennero sul ghiacciaio del Lares i resti di tre combattenti di quell’epoca.
In quel periodo i ghiacciai cominciavano a ritirarsi lentamente restituendo alla luce tantissime testimonianze della guerra passata.
Dagli oggetti sparsi intorno ai poveri resti si potè constatare che gli stessi appartenevano a due alpini e un kaiserjäger;
furono recuperate due paia di scarpe ancora in ottimo stato e un paio di guanti ancora contenenti resti umani, due gavette con cucchiai e un coltello da tasca, un passamontagna in ottimo stato, un fucile, due cappelli d’alpino forati e strappati, una camicia e una mantellina grigioverde.
Purtroppo non furono rinvenute le piastrine di riconoscimento, per cui non fu possibile dare un nome ai caduti.
I resti umani furono raccolti e adagiati sotto un enorme masso avvolti nella camicia e nella mantellina grigioverde,
il resto del materiale fu portato a valle.
L’intenzione dei due amici di Spiazzo era di attivarsi per far recuperare i resti e dar loro degna sepoltura,
ma…l’uomo propone e Dio dispone e due giorni dopo una copiosa nevicata li ricoprì per sempre e li riaccolse nell’abbraccio della loro tomba originale.
A chi li trovò venne anche il pensiero che loro non volessero scendere dalla montagna dove avevano trovato la morte,
ma nel contempo volessero chiedere di non essere dimenticati, né loro né tutti gli altri che persero la vita in una guerra assurda in un posto decisamente inospitale.
Il loro ritrovamento ispirò Sergio Collini, stimato e purtroppo ora compianto poeta dialettale della Val Rendena, la poesia “Tri crus su la glac”.